lunedì 23 maggio 2016
I Nani Salvaturiello E Don Peppino
Chi non ricorda che tanti anni fa' in Via. San. Giacomo e Via. Piazza in Atripalda, abitavano due simpatiche persone, i nani Salvatore Panarella detto Salvaturiello e Giuseppe Maietta detto don Peppino. Salvaturiello come lavoro faceva il contadino sulla collina di San. Gregorio, invece don Peppino come lavoro gestiva i bagni pubblici comunali (Cessi) situati nella 2° traversa accanto alla Dogana e il fiume Sabato. A riguardo di don Peppino quasi tutti i pomeriggi e le sere amava sedersi davanti alla porta d' entrata della sezione locale del Partito Comunista Italiano in Piazza Umberto I°, e da quel posto sempre taciturno osservava tutti le persone che passavano per la piazza. Nella sezione locale del Partito Comunista Italiano gestita dal custode Pasquale Lo Russo, un' ottimo ramaio che aveva la bottega in Vico San. Giovanniello c' erano alcuni flipper, bigliardini di calcio balilla e il tavolo della carambola dove i ragazzi andavano a giocare, invece le persone anziane e i tesserati del partito si sedevano ai tavolini e giocavano con le carte napoletane o con le carte da ramino con in palio per il vincitore, una bibita da scegliere tra' una birra, una gazzosa, un chinotto, una spuma, una aranciata, una cedrata, una limonata o una coca cola. A don Peppino quando si sedeva davanti alla sezione locale del partito piaceva la tranquillita' e non sopportava il forte vocio e rumore dei ragazzi che giocavano ai flipper e ai bigliardini. Anche per i ragazzi don Peppino era un fastidio non lo sopportavano piu' sentirlo borbottare tutti i giorni e per farlo andare via iniziavano a gridare con un coro di sfotto' (On Peppino c' o' naso a' pummarola) a causa del suo grande naso a forma di un pomodoro rosso vivo, lui con tanta calma faceva finta di non ascoltare gli sfotto'. Allora i ragazzi per farlo andare via gli dicevano don Peppino e tardi vattene a casa che e' notte, questa frase lo faceva irritare. I soliti ragazzi per divertirsi alle spalle di qualcuno quando nella sezione locale del partito entrava un nuovo ragazzo che non conosceva la situazione, lo mandavano fuori a chiedere a don Peppino l' orario, il ragazzo usciva dal locale e chiedeva a don Peppino che ora sono, lui credendo al solito sfotto' per farlo andare via, con molta educazione diceva al ragazzo, vieni piu' vicino a me che guardo il mio orologio e ti dico l' ora, il malcapitato nel momento che si avvicinava a lui, don Peppino con il suo bastone gli sferrava una bastonata alle gambe, e tutti i ragazzi presenti ridevano e gridavano in coro don Peppino che ora sono (Che ora songo), questa frase per don Peppino era diventata un' incubo, non desiderava mai ascoltarla e gli dava molto fastidio sentire che ora sono e ogni volta che si avvicinava un ragazzo per chiedergli l' ora, partivano bastonate. Sono passati molti anni dalla loro morte, e queste simpatiche persone mancano molto agli Atripaldesi che li hanno conosciuti, e giusto ricordarli e con questo articolo farli conoscere alle nuove generazioni della nostra citta'.
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